Più che il commento potremmo definire meglio la rubrica con lo sfogo. Abbiamo sentito telefonicamente Oliviero Toscani per affrontare il tema della violenza sulle donne dal punto di vista del comunicatore che riesce a provocare, anche su un argomento estremamente delicato su cui spesso si rischia di cadere nel politically correct. Con Toscani questo rischio è scongiurato in partenza.

Oliviero Toscani non è certo un personaggio che lascia indifferenti. Con le sue campagne ha spesso sollevato polveroni mediatici, attirando l’attenzione su argomenti scottanti senza paura di esporsi pubblicamente. I detrattori sostengono che i suoi messaggi siano spesso esagerati e persino controproducenti per le cause che vuole appoggiare. Chi lo sostiene ritiene che in pochi come lui riescano ad accendere i riflettori su determinate tematiche. Piaccia o non piaccia, Toscani resta un artista che va dritto al dunque senza porsi alcun problema ad esprimere il suo pensiero. Né con la fotografia – suo mezzo per eccellenza – né verbalmente.

 

In una sua nota campagna contro la violenza sulle donne di qualche anno fa vi sono un bambino e una bambina, uomo/carnefice – donna/vittima. In un’intervista ha dichiarato che “tutto comincia dall’infanzia e dall’educazione ricevuta”. È tutto o soltanto un fenomeno culturale di “educazione”?

Tutto parte dall’educazione, che genera la mentalità che sta alla base di queste violenze. Ho sentito in molti giustificare i carabinieri di Firenze (rif. caso di cronaca dello scorso settembre, ndr) con la solita frase “le ragazze ne avevano voglia”. Il fatto è che viviamo in un paese in cui i papà sono dei puttanieri coglioni e le madri, le uniche che potrebbero avere un po’ di senno, sono invece fiere se il loro maschietto è uno “sciupafemmine”. Lo diranno ad alta voce a tutto il vicinato! Mentre se la figlia non torna a casa a mezzanotte, è una puttana. E’ ovvio che partiamo da un’educazione familiare sbagliata.

Poi c’è l’educazione religiosa, altro grosso problema, che non riesce ad affrontare il tabù del sesso. A lei sembra normale che i preti della religione cattolica non possano fare sesso? E infine l’educazione scolastica che non è meglio delle altre due…

Abbiamo un problema col sesso?

Abbiamo un enorme problema col sesso! Pensiamo ad esempio all’omofobia: tutti gli omofobici sono degli omosessuali repressi, che intendono il sesso e l’omosessualità come fatto negativo e quindi ne prendono le distanze con la violenza, invece di accettare in maniera rilassata la propria appartenenza. Il problema del sesso non è un problema risolto dall’umanità, al pari del problema della morte. I due grandi problemi irrisolti dell’umanità. E in questo la religione non aiuta, né l’educazione a casa, nè la scuola.

A diversi anni di distanza, dovendo rifare una campagna sullo stesso tema, su quali aspetti metterebbe l’accento?

Sempre sugli stessi: era ed è rimasto un problema di educazione.

Quanto possono fare le campagne di sensibilizzazione su questo tema? Se ne fanno abbastanza, poche, male, sbagliate? Chi dovrebbe muoversi? Lei è molto diretto, dia un giudizio schietto su questo.

Le campagne sono importanti, ma non sarebbe compito loro insegnare determinate cose. La scuola ne deve parlare, le famiglie ne devono parlare. Si è mai chiesto quante donne o ragazze hanno saputo direttamente dalla loro madre cosa sono le mestruazioni, soprattutto nelle generazioni più vecchie? O quante ne hanno parlato a scuola? Pochissime! La maggior parte di loro ne sente parlare dalle compagne di scuola, s’immagini con quale competenza. Mia madre non l’ha mai spiegato a mia sorella, e sa cosa fece quando mia sorella glielo chiese? Si mise a piangere. Perché parlare di sesso è sporco, è peccato, è vergognoso. Se parli di sesso sei volgare. E finché il sesso sarà considerato una cosa sporca e volgare avremo un problema da risolvere.

Soffermandoci soltanto sui recenti casi di cronaca, notiamo come oltre ai numerosi casi di violenze fisiche (fino all’omicidio) vi sia un numero elevato di casi in cui la violenza è nel linguaggio che passa dai media, non solo nei confronti delle donne ma in generale di chi è ritenuto più “debole” o diverso (adolescenti, disabili, immigrati, omossessuali, ecc). Vede una connessione tra questi due fenomeni?

La violenza fa rumore solo se è fisica. Ma sa quanta violenza non fisica, non sessuale esiste? Perché quella sessuale ci piace, fa rumore, fa pettegolezzo, ci si affoga dentro, e allora ne parliamo volentieri! Ma quanta violenza c’è sul posto di lavoro? Quanta violenza intellettuale, di classe, culturale? Quanta violenza cattiva e strisciante, meno evidente? C’è la violenza del ricco sul povero, la violenza economica, quella nelle aziende sui propri dipendenti. E tutte queste violenze producono altra violenza, come sempre. Il bambino che è stato violentato da grande ha più probabilità di essere un violentatore. Il figlio di madri oppressive o eccessivamente protettive da grande sarà pericoloso, perché per essere perfetto come sua madre si aspettava non esiterà a fare del male agli altri. Sa cosa le dico, (ridendo, ndr) le mamme andrebbero eliminate da piccole! Così, fra l’altro, non produrrebbero più padri.

Ha una sua logica…

Anche i padri, mica è solo colpa loro: sono così stupidi perché hanno avuto mamme imbecilli! Io ne conoscerò una su trenta, di mamme, che sia in gamba. Dovremmo togliere i figli alle mamme, farli crescere allo Stato o che so io. Beati gli orfani! Ha mai notato che gli orfani sono tutti in gamba? Proporzionalmente intendo, gli orfani fanno molta più carriera. Marlon Brando, Jack Nicholson, Steve Jobs… Certo è un dramma, probabilmente anche per quello crescono più forti…

Molto spesso i protagonisti di queste violenze di genere sono giovani e giovanissimi. E vediamo anche che spesso c’è stata prima una denuncia delle violenze sui social (vi sono casi di giovani suicidi che hanno annunciato il gesto ai loro “amici” in rete). Siamo davanti alla mancanza di una grammatica dei sentimenti? Ad una disattenzione di massa? Come se lo spiega lei?

Lei accenda la televisione, o guardi i social media. Ci saranno 300 morti al secondo fra telefilm, film, videogiochi e tutto il resto. In rapporto a ciò che si vede in giro e a ciò che viviamo quotidianamente non c’è poi così tanta violenza. Se io fossi nero, brutto, povero e disprezzato da tutti sarei o già morto o in galera. Si faccia un giro nelle periferie delle grandi città, a vedere come vivono gli immigrati, i poveri: in fondo sono fin troppo miti questi giovani per il destino che hanno avuto! Secondo me, conti alla mano, i casi di violenza non sono neppure aumentati, sono diminuiti: si rende conto degli stupri e degli incesti che avvenivano un tempo nelle famiglie dei contadini? Solo che ai tempi non si sapeva, mentre oggi si viene subito informati!

E questo è un bene o un male? Intendo, il fatto che si venga subito informati, serve a sensibilizzare o può comportare il rischio emulazione? 

È fondamentale essere informati, più si è informati più si riflette. L’informazione è il primo fattore verso una consapevolezza su questo tema.

I nostri lettori sono per lo più operatori sociali e culturali, ma anche istituzioni e giornalisti. Su questo tema, Oliviero Toscani ha un messaggio da dare a loro?

Vede, il mio messaggio si rivolge a tutti gli esseri umani indistintamente: non è che un operatore culturale sia diverso da un prete. È uguale. Il problema, o meglio uno dei principali problemi, torno a ripetere, è il tipo di educazione che riceviamo, e su questo dobbiamo insistere. La religione ha sbagliato e sta sbagliando tutto sul sesso. L’ha demonizzato, ha negato e nega l’omosessualità come se non esistesse, è ipocrita. Del resto crede in un dio che non si è mai fatto vivo. Dio è il vero e unico clandestino, l’unico che nessuno è mai riuscito a fotografare. Dunque i preti credono in un clandestino, hanno il tabù del sesso e non accettano le donne come collaboratrici, pensando forse di essere migliori solo perché hanno il pisello. Si rende conto di come siamo messi? Questa è la nostra informazione religiosa. Poi c’è l’educazione familiare fatta da un padre ed una madre frustrati, che non hanno ancora risolto il loro ruolo di figli.

Siamo un’umanità problematica, mi pare di capire…

Il fatto è che non siamo ancora civili! Altro che settimana del design di Milano. Dobbiamo cominciare a fare un design per l’umanità. Ormai l’estetica fine a se stessa l’abbiamo imparata, sappiamo creare la bellezza e usare bene i colori; ma non sappiamo disegnare l’umanità. L’umanità è il grande tema del futuro. Lo dico egoisticamente: voglio vivere in un mondo civile. Un giorno chi arriverà qui dirà: avete visto come hanno accolto i nostri nonni? E chiederà giustizia. Ecco, quel giorno io non voglio essere sul banco degli imputati. Mi vergogno che ci siano i vari Salvini che a quarant’anni non hanno ancora capito niente del futuro. Il futuro è nelle mani dei nuovi arrivati, loro sono il futuro, non Salvini ed i suoi amici.

Ultima domanda, su cosa le piacerebbe fare la prossima campagna e perché?

Parlerà proprio di quest’ultimo argomento, l’integrazione. Perché oggi tutto gira intorno a questo, alla libertà di circolazione dell’essere umano. Oggi i rolex girano in tutto il mondo e tutti li vogliono mentre gli esseri umani non sono liberi di spostarsi.

Andrea Degl’Innocenti e Fabrizio Minnella