Il presidente della Camera Roberto FICO “Da soli non si va da nessuna parte. La parola d’ordine è lavorare insieme”

Carlo BORGOMEO (Fondazione CON IL SUD) “La sola repressione non è sufficiente e le soluzioni di lungo periodo non risolvono il problema di oggi, occorrono anche risposte concrete facilmente attuabili: spazi e centri di aggregazione che tolgano i ragazzi dalla strada offrendo loro opportunità vere”

Maria Luisa IAVARONE (Artur) “Bisogna contrastare, curare, corresponsabilizzare”

Il 18 dicembre 2017, nella centralissima via Foria a Napoli, un gruppo di minorenni ha aggredito un ragazzo di 17 anni, Arturo. Dopo una serie di spintoni, risate, insulti, l’hanno accoltellato al petto e alla gola. Purtroppo non è un episodio isolato. Ogni volta, seguono denunce e condanne, mentre i media danno spazio a interpretazioni sociologiche più o meno condivisibili. Raramente si va oltre la retorica o la richiesta di maggiore repressione.

A sei mesi esatti dall’episodio, Fondazione CON IL SUD e Associazione Artur hanno promosso un incontro pubblico per fare il punto su cosa è accaduto e cosa dovrebbe invece accedere, con la partecipazione del presidente della Camera Roberto Fico; il presidente della Fondazione CON IL SUD Carlo Borgomeo; la presidente dell’associazione Artur e docente alla Parthenope Maria Luisa Iavarone, madre di Arturo; l’attore Salvatore Sasà Striano e con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato l’assessore regionale alla Sicurezza urbana Franco Roberti; l’assessore all’Istruzione del Comune di Napoli Annamaria Palmieri; il rettore dell’Università Parthenope Alberto Carotenuto.

“Per troppi ragazzi la strada è l’unico punto di riferimento – ha dichiarato in apertura Maria Luisa Iavarone presidente di Artur – questo è il fallimento di un’intera comunità. La missione pedagogica dell’associazione Artur è contrastare, curare, corresponsabilizzare”.

Il fenomeno della devianza e della criminalità giovanile non può certo essere affrontato solo con un presidio più serrato delle forze dell’ordine e con pene più severe. Al contrario, proposte che prevedono tempi di attuazione molto lunghi rischiano invece di deresponsabilizzare le comunità locali nel presente. Forte della sua esperienza sul campo e conti alla mano, la Fondazione CON IL SUD propone un modello alternativo concreto, sostenibile, immediatamente praticabile e con risultati lungimiranti: i centri di aggregazione giovanile. “Il fenomeno della devianza e della criminalità minorile è strettamente legato alla dispersione scolastica e alla mancanza di opportunità e di politiche di coesione sociale – afferma Carlo Borgomeo presidente della Fondazione CON IL SUD – Abbiamo elaborato dei dati: un ragazzo che frequenta attivamente un centro di aggregazione giovanile ‘costa’ quattro volte meno rispetto a un minore che entra nel circuito penale. Togliamo i ragazzi dalla strada e offriamo loro opportunità e fiducia, oltre a rispondere a diritti negati e disuguaglianze inaccettabili, scopriamo che è una soluzione perfino conveniente”

Dai dati elaborati dalla Fondazione CON IL SUD emerge che, per quanto riguarda il circuito penale minorile, il costo medio annuo per utente è di 6.200 euro (92% relativo alle carceri e il restante ai tribunali), mentre un ragazzo che frequenta un centro di aggregazione ha un “costo” medio annuo che varia dai 500 ai 2.200 euro, a seconda della tipologia di centro e dall’intensità educativa proposta.

Le periferie urbane delle città meridionali contano oltre 1 milione di abitanti e sono quelle con il maggior numero di minori rispetto alle altre aree del Paese. Si tratta di aree caratterizzate dalla scarsità dei servizi essenziali ed educativi, dalla povertà economica e dalla disoccupazione giovanile, dall’illegalità e dalla presenza della criminalità organizzata. “Ma sono aree che, se opportunamente valorizzate e sostenute nei percorsi di fiducia e coesione sociale, sanno fornire risposte impressionanti in termini di capacità e tempi di riscatto – aggiunge Borgomeo”.

Un caso su tutti è la rinascita in corso del Rione Sanità. Nel 2006 le Catacombe di San Gennaro accoglievano 6.000 visitatori e coinvolgevano 5 ragazzi volontari. Ai 9 soci iniziali della cooperativa che gestisce le visite, oggi si sono aggiunti 14 dipendenti e tanti volontari: nel 2017 sono stati accolti 104.000 visitatori. Giovani e bellezza sono la chiave di questo successo. La presenza di spazi e luoghi liberi, ma allo stesso tempo protetti dalla comunità locale, ha fatto la differenza.  Attraverso la musica, l’arte, lo sport, il fare e il dialogare, i Centri di aggregazione giovanile tolgono letteralmente i ragazzi dalla “strada”, sottraggono manovalanza a basso costo alle mafie e propongono ai ragazzi modelli educativi e culturali alternativi ma reali.

“Quanto contano per il Rione Sanità quelle decine di contratti di lavoro per i giovani e quelle migliaia di turisti che attraversano il quartiere?”, domanda provocatoriamente Borgomeo, che aggiunge “Si dovrebbe ribaltare il paradigma che prevede prima l’obiettivo della crescita economica e poi, eventualmente, l’investimento di risorse nel welfare, nella cultura e nella coesione sociale. Crediamo sia esattamente il contrario. La dispersione scolastica ci costa fino al 6,8% del Pil nazionale”.

“Se Napoli ha determinate situazioni, queste non devono essere una emergenza – ha dichiarato il presidente della Camera Roberto Fico. L’emergenza deve essere l’attenzione ai problemi. Il percorso interiore di legalità e giustizia lo dobbiamo fare tutti, tenendo sempre a mente la parola ‘insieme”.

Proposta Centri di Aggregazione Giovanile – Scarica il documento

Claudia Cannatà