Offrire agli studenti concrete opportunità occupazionali e riconquistare il grande patrimonio della tradizione artigiana italiana. Con questi obiettivi è nato a Como per iniziativa dell’associazione Cometa il primo Liceo Artigianale d’Italia che da tre anni propone ai ragazzi un percorso liceale innovativo, basato sulla sapienza artigianale e sul principio dell’”imparare facendo”. Per saperne di più abbiamo intervistato Giovanni Figini, coordinatore della scuola Oliver Twist che ospita il liceo.

Da dove nasce l’idea di dar vita ad un Liceo artigianale?

Oggi più che mai si avverte la necessità di un cambiamento della pedagogia dell’insegnamento a scuola, che non può essere più solo un posto dove si trasmettono informazioni attraverso le lezioni frontali ma deve divenire un luogo in cui si sviluppano competenze partendo dall’esperienza.

Il progetto è nato proprio per soddisfare un’esigenza comune emersa dal dialogo con le famiglie, con i ragazzi, con il mondo del lavoro e con le università. Questi interlocutori manifestavano il bisogno di un percorso che coniugasse la tradizione liceale italiana – in particolare quella del liceo scientifico – con la tradizione artigianale e manifatturiera che caratterizza l’Italia e per cui siamo famosi in tutto il mondo. Siamo il Paese della moda, del design, del buon vino, del buon cibo. Potremmo dire che siamo la bottega artigiana del mondo. Una sapienza che rischia però di andare perduta perché le generazioni degli artigiani stanno finendo e, tendenzialmente, non ci sono eredi che possano rivitalizzare questo tessuto.

Ecco, noi abbiamo raccolto questa sfida, animati dal desiderio di avviare nuovi percorsi di formazione professionale rivolti a quei ragazzi che un domani potrebbero diventare imprenditori o innovatori del settore dell’artigianato, tesoro prezioso del nostro Paese.

Come si svolge una giornata tipo all’interno delle vostre classi? Cosa caratterizza questo percorso di studi?

Il nostro liceo prevede, oltre all’insegnamento delle materie tradizionali, un potenziamento delle attività di laboratorio e dell’alternanza scuola-lavoro.

I nostri studenti arrivano a scuola verso le 8.15. Vengono accolti nelle aule dai docenti che pongono loro una domanda introduttiva alla quale i ragazzi provano a rispondere: questo è l’avvio della giornata. Dopo iniziano le varie attività che, in parte, consistono in lezioni curricolari inerenti le discipline tipiche di un liceo scientifico delle scienze applicate. Queste materie vengono però proposte con un metodo alternativo: noi lavoriamo suddividendo il percorso di studi in periodi definiti da un progetto o problema guida da affrontare. Una delle domande guida è ad esempio: cosa succede all’uomo quando osserva il mondo? Facciamo così per riportare l’attenzione sul significato, l’essenzialità e l’origine di quella disciplina. Più che esporre lezioni teoriche partiamo dunque da un caso concreto o da un problema attuale da risolvere in un bimestre al termine del quale i ragazzi realizzano dei prodotti culturali (video, cortometraggi, esperimenti, ricerche). Gli studenti vengono quindi chiamati a creare con ciò che hanno imparato. Anche il metodo che seguiamo, dunque, può essere definito “artigianale”.

Sono poi previste delle ore settimanali di laboratorio artigianale. Quest’anno il tema scelto per il laboratorio è il verde quindi i ragazzi svilupperanno un percorso turistico all’interno del bosco del parco di Cometa volto da una parte a mappare il bosco da punto di vista geologico e naturalistico e dall’altra a costruire un percorso guidato per il pubblico al quale verrà aperto il parco.

Inoltre, in un’ottica di alternanza scuola-lavoro, a partire dal secondo anno i nostri ragazzi vengono mandati per alcuni periodi presso imprese artigiane, in Italia o all’estero, scelte anche in base agli interessi degli studenti. Il nostro desiderio è infatti quello di far conoscere ai ragazzi realtà artigianali alle quali possano in qualche modo affezionarsi e che possano in futuro rappresentare il fulcro delle loro attività e del loro impegno, che potrebbe essere incentrato nel ridar vita e innovare quella determinata tradizione.

Il tirocinio ha la durata di cinque settimane continuative con un rientro settimanale a scuola. Questa esperienza rappresenta così una palestra di vita e di consapevolezza, oltreché che un’occasione di apprendimento di determinate competenze.

Quali sono gli sbocchi professionali offerti da questo percorso di studi?

Innanzitutto, trattandosi di un liceo, il percorso di uscita che si immagina è quello universitario, anche se chiaramente non è un percorso obbligato.

Tuttavia, qualsiasi strada i nostri ragazzi decideranno di percorrere, avranno già alle spalle un’esperienza pratica, determinate competenze acquisite ed una conoscenza delle realtà imprenditoriali esistenti. Tutto ciò potrà aiutarli ad orientarsi nel mondo del lavoro.

Recenti studi sul trend dell’occupazione nei paesi ad alto reddito concordano nell’affermare che l’artigianato e tutti i lavori basati sul “saper fare con le mani” saranno tra le professioni più ricercate nei prossimi 10 anni. Cosa ne pensa di questa attenzione verso il settore artigianale?

Siamo in un periodo storico in cui anche diversi filosofi stanno scrivendo su questo tema. Penso ad esempio a “L’uomo artigiano” di Richard Sennet. Stanno fiorendo insomma molte pubblicazioni su questo argomento. Per quanto ci riguarda ci auguriamo di non restare gli unici a proporre questo percorso formativo. Noi siamo stati i primi ma il nostro augurio è che vengano avviate altre esperienze liceali di questo tipo. D’altra parte anche le aziende dovrebbero farsi carico di un compito educativo e formativo.  Questa è un’altra sfida che purtroppo al momento non tutte le aziende colgono.

In altre parole, se da una parte la scuola deve andare incontro alle aziende, dall’altra le aziende devono incontrare la scuola, aprendo le proprie porte e insegnando ai ragazzi i segreti del mestiere.

 

Alessandra Profilio