Afiyo, 28 anni, è in Italia da un anno e mezzo. Come molti nella sua medesima condizione, si è dovuta misurare con una difficile realtà fatta di discriminazione e pregiudizi, ulteriormente inasprita dalle difficili condizioni del mercato del lavoro. Scogli comunicativi dalla non facile dissoluzione hanno contribuito al sorgere di un acido senso di straniamento, un sapore amaro in gola.

Massimo, imprenditore romano e gestore del Caffè letterario “LiberThé”, ha consentito ad Afiyo di svolgere un tirocinio: “Già chiamarlo straniero è come mettere una barriera tra te e l’altro”, sottolinea l’imprenditore. Il tirocinio che ora è terminato, le ha consentito di rafforzare il suo italiano, conoscere meglio il mondo del lavoro e trovare una nuova occasione lavorativa. Un esempio di integrazione che colpisce, ma non dissimile dalle altre centinaia che il programma Fare Sistema Oltre l’Accoglienza promuove quotidianamente.

Fare Sistema Oltre l’Accoglienza è un programma che, attraverso la creazione di rete di aziende, famiglie, associazioni territoriali, volontari, istituzioni e centri di accoglienza, si prefigge l’inserimento socio-lavorativo di cittadini italiani e stranieri in condizioni di vulnerabilità, compresi i Minori Stranieri non Accompagnati. AMU – Azione per un Mondo Unito ONLUS, AFN – Associazione per Azione per Famiglie Nuove Onlus e FO.CO. Formazione e Comunione – Società Cooperativa ONLUS sono i promotori del programma che si articola in diversi progetti e azioni finanziate da donatori privati, istituzioni e fondazioni come, tra gli altri, Fondazione CON IL SUD, F.AM.I. Fondo Asilo Migrazione e Integrazione del Ministero dell’Interno ed EDC – Economia di Comunione.


“Già chiamarlo straniero è come mettere una barriera tra te e l’altro”

Attivo da gennaio 2016, Fare Sistema Oltre l’Accoglienza ha prodotto importanti risultati: quasi 200 beneficiari, più di 100 contratti attivati fra tirocini, apprendistati e a tempo determinato; circa 70 aziende coinvolte, 30 associazioni locali e 49 centri di accoglienza.
Ma l’integrazione lavorativa è solo una delle due facce della medaglia, perché è impossibile promuovere l’autonomia economica senza perseguire anche, e soprattutto, l’integrazione sociale: tra i vari attori che mette in rete il programma, le associazioni locali e le famiglie hanno il ruolo di facilitare l’inclusione dei beneficiari nel contesto sociale. La combinazione di queste due componenti dà vita ad un’alchimia speciale: la ricetta dell’integrazione.

Tra le tante, la storia di Massimo e Afiyo è stata scelta, insieme ad altri esempi virtuosi, per essere raccontata e approfondita nell’ambito dell’iniziativa “A porte aperte!”, primo seminario partecipativo del programma. L’iniziativa si terrà il 1 giugno dalle ore 9:30 presso lo scout center di Roma, in via dello scoutismo 1.