“Io sono calabrese e, lo confesso, innamorato follemente della Calabria e del Sud”.

Non può che iniziare da qui il racconto dell’esperienza umana e professionale di Gianluca De Masi, ricercatore e responsabile scientifico del progetto “A novel plasma medicine tool for accelerated homostasis”, che, dopo pochi giorni dalla laurea in fisica conseguita nel 2006 presso l’Università della Calabria a Rende, era già su un treno per trasferirsi a Padova.

“Da una parte c’era l’impossibilità di ottenere all’UNICAL una borsa di studio per il Dottorato di Ricerca, dall’altra ne avevo già vinto un’altra per un master in Ingegneria e Fisica dei Plasmi all’Università di Padova – racconta Gianluca. Non avevo in mente allora che sarei rimasto in Veneto per oltre dieci anni. A Padova ho avuto la fortuna di lavorare e crescere umanamente e professionalmente all’interno del Consorzio RFX, consorzio tra Università di Padova, ENEA, INFN, CNR e Acciaierie Venete, che si occupa dal 1992 di fusione nucleare. In questo ambito ho sviluppato la mia carriera di ricercatore, viaggiando molto in Europa e negli Stati Uniti per conferenze o periodi di ricerca in laboratori partner. Tenendo però sempre nel cassetto il sogno di poter fare qualcosa in e per la Calabria”.

La chiave per realizzare il suo sogno sarà il bando “Brains to South”, promosso dalla Fondazione CON IL SUD con l’obiettivo di attrarre capitale umano ad alta qualificazione negli atenei e nei centri di ricerca del Mezzogiorno. Gianluca è tra i partecipanti e beneficiari dell’edizione 2015 del bando con un progetto di ricerca che si propone di sviluppare un dispositivo per accelerare la coagulazione sanguigna.

“Il bando della Fondazione è sembrato quasi un segno del destino – afferma Gianluca. Intanto per come ne sono venuto a conoscenza: me lo hanno girato nello stesso giorno il mio capo a Padova, il Dr. Emilio Martines, e una mia amica, la Dr.ssa Clarice Gareri, biologa che stava concludendo il Dottorato presso l’Università di Catanzaro ma stava trascorrendo un periodo di studio negli Stati Uniti e che ora lavora nel team del progetto. E poi perché avevamo in mano un argomento veramente interessante: un gruppo di ricercatori del Consorzio RFX, a cui io mi sono aggiunto negli ultimi anni, aveva sviluppato un filone di ricerca secondario sulle applicazioni biomediche dei plasmi freddi, dando vita a uno dei primi gruppi italiani di Medicina al Plasma. Per far crescere ulteriormente il gruppo, avevamo bisogno di un partner in ambito biomedico e il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche di Catanzaro con l’esperienza accumulata nel campo della cardiologia è apparso una scelta quasi naturale. E, a posteriori, vincente”.

Il progetto di cui Gianluca è responsabile scientifico nasce come collaborazione tra il Consorzio RFX di Padova, centro di ricerca di eccellenza internazionale per la scienza e tecnologia dei plasmi, e il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Catanzaro, che ospita il progetto e rappresenta a sua volta un punto di riferimento per la ricerca sulle malattie cardiovascolari.

Per conoscerlo meglio, diamo la parola a Gianluca. “L’obiettivo del progetto triennale è lo sviluppo di un dispositivo biomedico che riesca ad accelerare localmente la coagulazione sanguigna senza interferire con altre terapie farmacologiche e minimizzando gli effetti collaterali. Tale dispositivo sarebbe particolarmente utile per la cura di ferite in pazienti che seguono una terapia anticoagulante, o per il trattamento di ulcere croniche nei pazienti diabetici e infine per la cura di alcune patologie dermatologiche (psoriasi, cheratosi attiniche) per cui diversi studi pilota sull’uomo sono in programma presso il Policlinico di Germaneto di Catanzaro”.

La base scientifica di tale dispositivo risiede nella cosiddetta “Medicina al Plasma”, una disciplina scientifica che si è sviluppata recentemente come branca della fisica dei plasmi e che compendia al suo interno competenze che vanno dalla fisica, all’ingegneria, alla biologia e alla medicina.

Per saperne di più, guarda il video “Plasma Medicine al Consorzio RFX”

“Nel nostro progetto specifico – spiega Gianluca – il prototipo sviluppato presso il Consorzio RFX di Padova è stato testato con successo presso l’Università di Catanzaro sia in vitro (su campioni di sangue prelevati da pazienti in terapia anti-coagulante), sia in vivo su animali di piccola taglia (ratti) verificando una coagulazione completa delle ferite in meno di 2 minuti di trattamento. Per il dispositivo, chiamato PCC (Plasma Coagulation Controller), è stata depositata nel luglio 2018 domanda di brevetto”.

Gianluca è, quindi, un fisico prestato alla medicina, cosa che ha comportato qualche problema iniziale come spiega lui stesso “mettere un fisico in un laboratorio di biologia o peggio ancora in un reparto ospedaliero non è semplice: diversi metodi e tempi di lavoro, diverse competenze e, a volte, diverse visioni sulle reali priorità. Ma con la pazienza e la passione di tutti, si è riusciti a superare queste difficoltà e a ottenere degli ottimi risultati”.

Poi ci sono i problemi legati al Sud, quelli reali e quelli percepiti. “È sintomatico – dice Gianluca – che la domanda a cui ho dovuto più spesso rispondere in questi due anni a Catanzaro sia: ma chi te lo ha fatto fare? Come se la Calabria fosse un martirio. Io non mi mai sentito un missionario e, anzi, sono fortemente convinto che il Sud debba essere un’opportunità, non una missione. Ci sono le eccellenze, ci sono laboratori allestiti con macchinari all’avanguardia, ma usati a volte male o non usati proprio per mancanza di personale o per semplice mancanza di sinergia tra gruppi di ricerca. Un proverbio africano – prosegue Gianluca – dice: se vuoi andare veloce, vai da solo; se vuoi andare lontano, vai insieme. Al Sud c’è bisogno di imparare a fare squadra, di collaborare, di crescere insieme”.

“E poi c’è bisogno di tornare ad amarla questa terra – conclude Gianluca. La disillusione dilagante verso il futuro mi convince sempre più che la nostra epoca e i posti come la Calabria, più che di ricercatori abbiano bisogno di scrittori, poeti, cantanti che raccontino l’amore e la bellezza, di cui il Sud trabocca in ogni spiaggia, montagna, borgo, pranzo della domenica in famiglia, danza o tradizione popolare, ma che risultano paradossalmente invisibili agli occhi delle persone che ci vivono”.

Claudia Cannatà