Il Ministro per il Sud Provenzano: L’infrastrutturazione sociale è la precondizione dello sviluppo. Bisogna dare spazio al Terzo settore e alla società civile che si organizza. Alla vigilia dell’appuntamento con il grande piano europeo, ancora una volta c’è il rischio di contrapporre lo sviluppo all’equità. Sono convinto che l’equilibrio sociale e territoriale sia fondamentale per costruire uno sviluppo durevole, sostenibile, armonioso.

Il 19 giugno durante il seminario di formazione per i quadri del terzo settore meridionale FQTS, c’è stato un breve, ma molto interessante, dibattito sul rapporto esistente tra la coesione sociale e lo sviluppo di un territorio, argomento e oggetto di continua indagine ed esplorazione di questo magazine.

L’incontro dal titolo Democrazia, partecipazione, rivoluzione digitale, introdotto da Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Terzo Settore, è stato un dialogo tra il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano e il Presidente della Fondazione CON IL SUD Carlo Borgomeo sulle prospettive di una nuova questione meridionale alla luce del bisogno di sostenibilità che l’emergenza sanitaria ha messo sotto gli occhi di tutti.

Claudia Fiaschi ha introdotto subito un concetto centrale per il dibattito, ovvero il ruolo dei modelli partecipativi nelle strategie di sviluppo di un territorio e in particolare la capacità delle istituzioni di ascoltare e recepire gli input che vengono dai vari attori coinvolti e trasformarli in azioni politiche. Di conseguenza, anche la capacità di fare delle scelte.

“Una virtù dei modelli partecipativi dello sviluppo che il Terzo settore porta avanti strutturalmente è quello della capacitazione istituzionale,  è quello di rafforzare attraverso la funzione di advocacy la capacità delle istituzioni di configurare contesti favorevoli allo sviluppo di quelle organizzazioni – ha sottolineato la Portavoce del Forum Terzo Settore. Questo è molto importante soprattutto per i territori più difficili, che hanno un gap di sviluppo da colmare, quelli più deboli e marginali. Uno dei temi che affrontiamo spesso quando si parla di sviluppo del Sud è quello della capacità delle istituzioni, da una parte, di selezionare le priorità e, dall’altra, di finalizzare in modo rapido e tempestivo l’uso delle risorse”.

Concetto importante dicevamo, non vuoto ma concreto, ripreso da Carlo Borgomeo che ha posto una domanda secca, anzi “la” domanda, al Ministro. Nella sua premessa, però, il presidente della Fondazione CON SUD coglie l’occasione per ringraziare il Ministro sottolineando la lungimiranza nell’aver introdotto una grande discontinuità rispetto al passato. “Non ricordo nessun ministro per il Mezzogiorno – e ne ho conosciuti 13 – che si ponesse il tema del sociale, il tema del Terzo settore. Siamo in presenza di un Ministro che, pur non avendo come competenza il welfare, decide di investire delle proprie risorse per rafforzare il Terzo settore meridionale”.

“L’investimento per il Terzo settore è il frutto di una evidente sensibilità al tema del sociale e dei diritti negati – afferma  Borgomeo, ricordando l’impegno a favore del Terzo settore previsto da una norma del Decreto Rilancio e rivolgendosi al Ministro per il Sud, Provenzano. Tale disponibilità di risorse destinate al Terzo settore – chiede – è una scelta dettata dall’esigenza di dare un contributo a soggetti che lottano contro le disuguaglianze oppure possiamo affermare che il Ministro per il Sud, che ha come obiettivo lo sviluppo del Mezzogiorno, ritiene questo investimento funzionale allo sviluppo complessivo del Sud Italia?” Dal  contrasto alla povertà educativa, all’inclusione di persone svantaggiate, a interventi nei quartieri periferici delle grandi città “con fenomeni di ‘segregazione’ di gruppi di cittadini”, si domanda il Presidente di Fondazione CON IL SUD “Dopo settant’anni di interventi straordinari, possiamo dire che abbiamo sbagliato e che bisogna partire da qui, con investimenti nel sociale? Il Ministro – aggiunge Borgomeo – condivide l’impostazione politica di alcuni territori che mettono al primo posto il sociale come precondizione anche per lo sviluppo economico?”.

Provenzano la condivide e ne è convinto. “Non ci salverà – afferma infatti il Ministro, con uno sguardo al futuro post Covid – tornare a un modello di sviluppo che aveva prodotto nel nostro Paese divari tali da lacerare il tessuto sociale e da minare le possibilità complessive dell’Italia di reagire. Siamo entrati in questa pandemia come il Paese più disuguale d’Europa, ora il tema è come ne usciremo”.

Rimettere al centro le persone e le relazioni. “Nella mobilitazione straordinaria di risorse, un’attenzione l’abbiamo rivota alla necessità di salvaguardare oltre al tessuto produttivo, anche il tessuto sociale – afferma il Ministro Provenzano. Non ci rialzeremo se non avremo sanato le vecchie e nuove fratture sociali. Se la società non è finita con la pandemia, lo dobbiamo anche alle organizzazioni del Terzo settore, alle reti di cittadinanza attiva, che ci hanno aiutato ad affrontare la crisi, ma l’hanno anche subita. L’investimento che abbiamo fatto con il Decreto Rilancio è, dunque, il frutto della convinzione che queste realtà abbiano un valore intrinseco. Da tempo – prosegue il Ministro – ho messo al centro l’infrastrutturazione sociale, non solo per dare risposte sul fronte del welfare, ma perché ritengo che sia la precondizione dello sviluppo. Sono convinto, tuttavia, che per farla funzionare bisogna dare spazio al Terzo settore e alla società civile che si organizza.

Alla radice della domanda che pone il presidente della Fondazione CON IL SUD – conclude il Ministro – c’è lo scontro politico che si sta consumando in queste ore e che diventerà sempre più forte alla vigilia dell’appuntamento con il grande piano europeo. Ancora una volta – spiega Provenzano – c’è il rischio di contrapporre lo sviluppo all’equità. Io, invece, sono convinto che l’equilibrio sociale e territoriale sia un pezzo fondamentale per costruire uno sviluppo più durevole, sostenibile, armonioso”.

Il dialogo tra Borgomeo e Provenzano in merito agli effetti della crisi sanitaria sul Terzo settore meridionale e alle possibile soluzioni è iniziato lo scorso 25 marzo quando, in piena emergenza, il presidente della Fondazione CON IL SUD ha lanciato una proposta al Ministro per il Sud dalle prime pagine del quotidiano Il Mattino. Un importante segnale di risposta e di disponibilità è arrivato con il Decreto Rilancio in cui per la prima volta nella storia del paese il governo si è occupato del Mezzogiorno e del Terzo settore attraverso un atto non esclusivamente dedicato. Il Decreto Rilancio, lo ricordiamo,  prevede la concessione di contributi a fondo perduto – 120 milioni di euro complessivi a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione – in favore degli Enti operanti nel Terzo settore nelle regioni meridionali, allo scopo di fronteggiare l’emergenza Covid-19. Misura che prevede un ruolo anche delle Regioni meridionali, nel contribuire a incrementare la dotazione del Fondo.