Ogni anno Libera ricorda Renata Fonte, perché sente il bisogno di respingere l’inganno della memoria, la memoria ridotta a discorsi di occasione e a pose di corone, a scoperte di lapidi, di targhe, di monumenti. Ricorda Renata Fonte perché sente il bisogno di riaffermare una memoria viva, la memoria delle coscienze inquiete, la memoria che ricorda tutte le vittime e chiama tutti ad impegnarci di più.

Una terra “salvata”

Quando ho incontrato per la prima volta Viviana, la figlia di Renata, era arrabbiata perché pensava che anche noi stessimo facendo retorica della memoria, ma poi ha colto un atteggiamento sincero, disinteressato, e siamo diventati amici, tanto che Viviana ha collaborato con passione a Libera. Così abbiamo conosciuto Porto Selvaggio, una meraviglia della natura dove la Terra è stata preservata da quelle ferite che la fanno gridare, un grido che – ci dice papa Francesco – è lo stesso  dei poveri.

Un’ecologia “integrale”

Si, Porto Selvaggio è un “frutto” di quell’ecologia integrale a cui ci richiama la Laudato, l’enciclica sull’ambiente, è parte di un ecosistema dove le forme di vita, naturali e sociali, sono in una relazione così stretta che non si può agire su di una senza che tutte le altre non ne risentano. Renata non è stata uccisa solo per Porto Selvaggio, ma perché credeva nel bene comune e nelle responsabilità che abbiamo tutti di custodirlo e alimentarlo. È stata uccisa perché credeva nella conoscenza come via maestra al cambiamento e nella cultura come risveglio delle coscienze. Oggi Porto Selvaggio è un luogo meraviglioso che vive grazie a Renata.

La politica come servizio

In Renata Fonte la politica ha trovato la sua espressione più alta e significativa. Impegnandosi per il bene comune, Renata ha messo tutta se stessa, il suo essere madre, moglie, insegnante e cittadina. La sua testimonianza ci restituisce l’immagine di una persona che crede nella politica pulita, libera da cricche, compromessi, interessi di parte. Non è stata e non sarà l’unica: ci sono certo politici seri, competenti, onesti, ma anche quanti illusionisti, quanti prestigiatori di parole, quante persone malate di quella malattia terribile che si chiama potere! Ecco perché sentiamo più che mai il bisogno, pensando a Renata, di una politica che sia servizio non abuso, responsabilità e non privilegio, che unisca competenza e integrità morale.

La presenza secolare delle mafie

Ne abbiamo bisogno perché le mafie sono una presenza secolare nel nostro Paese nonostante il sacrificio di tanti nelle istituzioni, nelle forze di polizia, nella magistratura. Ne abbiamo bisogno perché 1 milione di bambini vive in una condizione di povertà assoluta, 2 milioni e 300 mila giovani non studiano e non lavorano, sfiduciati dalla mancanza di opportunità, 6 milioni di persone sono colpite da un “analfabetismo di ritorno”, prive degli strumenti culturali indispensabili per orientarsi nella realtà e fare scelte consapevoli. 

Il monopolio sull’ambiente

Le ferite sociali sono poi specchio di quelle ambientali. Seri studi hanno calcolato che, se non cambieremo quest’idea e pratica di “sviluppo”, ci troveremo fra trent’anni con 2 miliardi di persone e 48 Paesi senza accesso all’acqua potabile e con il patrimonio della biodiversità (distrutto del 75% negli ultimi cent’anni!) ridotto ai minimi termini da logiche del profitto che impoveriscono la terra e strangolano i contadini. Già oggi il mercato mondiale dei semi OGM è per il 63% in mano a sole tre multinazionali, le stesse che monopolizzano il mercato dei pesticidi e dei diserbanti!

Il naufragio delle coscienze

C’è chi si scaglia contro i migranti, c’è chi alza muri e oppone barriere, rievocando razzismi e ostilità verso il “diverso”, ma non sa o finge di non sapere che dietro alle grandi migrazioni c’è un sistema economico che il Papa ha definito “ingiusto alla radice”, colpevole di conflitti, di guerre per il petrolio e altre risorse, incentivo di mercati assassini come quelle delle armi e delle droghe. Le morti in mare, i ripetuti naufragi del Mediterraneo, sono conseguenza, innanzitutto, di un naufragio delle coscienze!

… e la loro insurrezione

Ecco allora che urge un’insurrezione delle coscienze, una rivoluzione culturale che l’attuale classe politica – lo dico con rispetto – non sembra in grado non solo di attuare ma nemmeno di concepire. Occorre un cambiamento che parte dal basso ma prima ancora dal “dentro”, dal cuore e dalla coscienze di ciascuno di noi.

È la lezione che ci ha lasciato Renata Fonte. A noi sta il compito di apprenderla, metterla in pratica, esserne testimoni credibili.