Tutelare il proprio territorio con amore e orgoglio è una delle speranze più grandi che abbiamo per il futuro. Una speranza attualmente alimentata dagli esempi che vengono da diversi amministratori locali e da Legambiente, che da anni mette a servizio l’operato dei volontari e dei circoli, spesso con l’aiuto prezioso della Fondazione CON IL SUD, che sostiene percorsi di crescita collettivi, individua semi di speranza per il futuro e insegna alle associazioni che non basta essere convinti di avere ragione, ma bisogna anche avere la capacità e l’umiltà di riconoscere quelle situazioni in cui serve la partecipazione e non il protagonismo per fare rete.

In questa strategia c’è uno dei più grandi insegnamenti che tutti dovremmo imparare ovvero che le persone non vanno lasciate sole perché non serve la solitudine degli esempi, ma la capacità di lavorare insieme per intercettare le esperienze che nel futuro possano portare sul territorio i sogni, le speranze e i progetti di persone come Renata Fonte. Questo è il nostro compito: lavorare insieme per dare una risposta alle ingiustizie del passato e consegnare un Paese concretamente diverso ai nostri giovani. Ai due milioni e mezzo di giovani che non studiano e non lavorano, diventando un bacino di degrado, marginalità e irresponsabilità, bisogna restituire la speranza che c’è una possibilità di creare un modo diverso di stare in Europa, in un’Europa fatta dai giovani e dai popoli.

L’Europa dev’essere il nostro orizzonte, perché bisogna cogliere e valorizzare la volontà dei giovani di guardare al mondo. Ci sono esperienze, infatti, che parlano di sviluppo territoriale e qualità ambientale con una forte volontà di uscire da una dimensione di isolamento territoriale, che storicamente ha caratterizzato il Sud rispetto al resto del mondo. Basti pensare al Salento, un luogo in cui transitano milioni di turisti, ma che spesso è solo attraversato e poi lasciato alla marginalità a dispetto del valore e della qualità ambientale dei luoghi.

A questo bisogna dire di no: a un turismo fatto per la grande ricchezza di pochi, ma che devasta il territorio e non impedisce ai giovani di lasciarlo non per scelta individuale ma perché non hanno altre possibilità. La risposta è nel fare squadra, continuando a investire sulla coesione sociale e sul capitale sociale, perché la mia inquietudine più grande è ci possano essere voci che non vengono ascoltate. Dobbiamo intercettarle, ascoltarle e dare loro diritto di cittadinanza per non permettere mai più che vengano uccise dalla solitudine.

Io ho molta fiducia nel Paese e credo che a fronte di tutte le cose che denunciamo come Legambiente, abbiamo grande speranza per il futuro. Le nostre esperienze, sia di Legambiente ma anche dell’intero terzo settore, hanno questa responsabilità: raccontare, far vivere e far vedere ai cittadini italiani che c’è un Paese possibile che già sta cambiando, che noi possiamo essere e su cui continuiamo a investire tutti insieme.