Recuperare i terreni pubblici, riportare l’agricoltura in città e dare lavoro ai giovani.

La cooperativa Coraggio nasce nel 2011 come vertenza politica per l’accesso alle terre pubbliche. Nel 2013 si trasforma in cooperativa agricola, porta a termine con successo la sua battaglia e da maggio 2015 gestisce i 22 ettari di Borghetto San Carlo a Roma, un’area in passato totalmente abbandonata a se stessa e ora divenuta un parco agricolo aperto alla cittadinanza.

Cambiare il mondo è possibile, partendo dagli spazi in cui si cammina e con coraggio. Lo dimostra la storia di questa realtà, che ci ha raccontato il presidente della cooperativa Giacomo Lepri.

Come nasce la cooperativa agricola Coraggio?

La cooperativa agricola Coraggio è un soggetto che inizia le sue attività nel 2011 con la nascita del cosiddetto “coordinamento romano per l’accesso alla terra”, che riunisce varie realtà attente al diritto all’accesso alla terra e in particolare all’accesso ai terreni pubblici abbandonati e in disuso, in grande presenza a Roma e nel Lazio e più in generale in tutta Italia. Il coordinamento si componeva di diversi soggetti. Noi eravamo giovani disoccupati alla ricerca di impiego e con l’obiettivo di fare politica facendo lavoro: due dimensioni, quella del lavoro e quella dell’impegno sociale, che con il tempo si sono scisse. Nel coordinamento c’erano diverse anime: associazioni ambientaliste, urbanisti, aziende agricole e cittadini interessati all’ambiente e alla costruzione di un nuovo modello di sostenibilità economica e urbanistica, partendo dall’agricoltura.

Roma era il nostro primo terreno di osservazione, ma la riflessione sulla possibile dismissione e quindi vendita delle terre pubbliche si è estesa a tutta la regione e a tutta Italia. In quel periodo infatti sono stati intrapresi alcuni percorsi per l’affidamento delle terre pubbliche. Il nostro obiettivo era da una parte quello di trovare un impiego ed un reddito per ragazzi formati nell’ambito delle attività agricole e connesse (quindi anche ristorazione, educazione, formazione, etc.), dall’altra creare in città degli spazi più vivibili, nella forma di piazze verdi, quindi parchi agricoli in grado di fornire derrate alimentari e al contempo offrire servizi di fruibilità, informazione e contatto con la dimensione agricola, e quindi con il paesaggio, con l’ambiente e con un’agricoltura sana e naturale.

Di fatto l’agricoltura ha delineato nel tempo il paesaggio delle città italiane. Roma è una città particolare, perché ha quasi metà della sua superficie a uso agricolo, anche se questo viene spesso dimenticato e malgrado la nostra abitudine a pensarla come la città del cemento, del traffico e dell’urbanizzazione incontrollata. La capitale è anche tutto questo ma basta guardarla dall’alto per rendersi conto che è innervata da grandissimi corridoi verdi che man mano si stringono ma arrivano fino al centro.

Esigenza lavorativa, richiesta urbanistica, ricerca di spazi più vivibili, grande attenzione alle periferie (dove c’è il maggior numero di aree agricole). Da qui dunque è nata la vertenza per l’accesso alle terre pubbliche e per la salvaguardia dell’agroromano. Quando siamo partiti nel 2011 ci è stato detto che chiedere terre pubbliche in affidamento ai giovani senza risorse economiche era una follia: è così che abbiamo capito di essere sulla strada giusta per cambiare lo status quo! Lo testimoniano oggi la diffusione degli orti urbani, la richiesta da parte di un numero sempre più alto di persone di accedere a spazi da coltivare, il ritorno dei giovani all’agricoltura ed il risveglio dell’attenzione verso ciò che si mangia. Si tratta di una serie di istanze portate avanti da un movimento in crescita in tutta Italia, ad essere indietro sono le amministrazioni.

Nel 2013 è nata ufficialmente la cooperativa agricola Coraggio. Cos’è successo in quell’anno?

Noi siamo partiti nel 2011 in qualità di società agricola. Il nucleo originario è rimasto, ma nel 2013 ci siamo trasformativi in una cooperativa allargando la nostra compagine sociale. Essendo all’epoca una cooperativa agricola senza terra abbiamo lavorato molto sulla sensibilizzazione, sulla formazione, sull’agroalimentare (ovvero sulla trasformazione di prodotti agricoli tramite le aziende con cui eravamo già in contatto) e sui servizi connessi all’agricoltura (come giardinaggio, potature, raccolte, progettazione). Abbiamo fatto una serie di presidi in alcune aree abbandonate, facendo presente alle persone che quelle aree verdi erano di proprietà pubblica, e abbiamo lanciato dei progetti pilota per far capire che opportunità potevano offrire quelle aree.

Nel 2013, durante il periodo della campagna elettorale della Regione Lazio e del Comune di Roma, abbiamo organizzato il presidio al Borghetto San Carlo, dove siamo oggi. In quell’occasione abbiamo raccolto circa diecimila firme in due/tre settimane, durante la manifestazione organizzata da noi della cooperativa agricola Coraggio, Terra Onlus e l’associazione antimafia DaSud, tre soggetti che portano avanti tematiche diverse ma tra loro correlate. Il caporalato di cui si occupa DaSud non si può sconnettere dalla produzione agricola e quest’ultima non può essere slegata dall’ambiente, di cui si occupa Terra Onlus. Siamo quindi una sorta di famiglia che, con strumenti diversi, porta avanti insieme vari progetti.

Il presidio del 2013 e la raccolta firme hanno rappresentato un momento importante per il “coordinamento romano di accesso alla terra” e per i giovani agricoltori che aspiravano a queste terre perché da lì abbiamo smosso molto le acque. I primi bandi per l’affidamento delle terre pubbliche sono arrivati nel 2014. La regione ed il Comune di Roma hanno messo al bando circa 400 ettari su circa dieci aree. Quando abbiamo partecipato al bando ci è stato detto che eravamo pazzi, eppure eccoci oggi al borghetto San Carlo, che è stato il nostro approdo, ma non la fine della nostra battaglia.

Parlaci di Borghetto San Carlo. Cos’era quest’area e cosa è diventata oggi?

Borghetto San Carlo è un’area di compensazione. Le aree di compensazione sono aree verdi che erano state acquistate da grosse proprietà private, solitamente costruttori, e poi ritenute dalle amministrazioni di particolare pregio ambientale o agronomico e quindi hanno cambiato destinazione d’uso: chi le aveva acquistate sperando di poter fare una lottizzazione si è trovato con terreni non più edificabili. Questi terreni sono quindi divenuti di proprietà delle amministrazioni, mentre a chi li aveva acquistati sono state concesse altre aree.

Borghetto San Carlo si estende per 22 ettari che erano totalmente abbandonati a loro stessi. Oggi tutte le aree seminabili di Borghetto San Carlo sono state recuperate e vengono seminate a rotazione. In questi due anni abbiamo prodotto cereali, grano, legumi, miele. Il posto è quindi tornato ad una effettiva produzione. Il banchetto vendita dei nostri prodotti e di quelli di aziende agricole vicine è attivo ogni domenica mattina e le persone riescono a fare qui una spesa a chilometro zero di prodotti biologici. Organizziamo anche una serie di sagre, manifestazioni ludiche e formative, aprendo così l’area alla cittadinanza. Abbiamo costruito un’area picnic e abbiamo dato in gestione circa 2000 mq ai cittadini per gli orti urbani.

Quest’area è un’area agricola a pochi chilometri dal raccordo anulare, quindi perfettamente inserita in città ma allo stesso tempo facente parte del Parco di Veio, che con i suoi 14mila ettari rappresenta il quarto parco regionale per estensione.

Quante persone fanno parte della cooperativa Coraggio?

Il nucleo iniziale era formato da circa 8 persone. Attualmente siamo circa 12 soci, i più attivi sono circa 7 o 8. Poi ci sono una serie di volontari che attraverso l’associazione “Coltiva il tuo futuro” vengono a fare un’esperienza in campagna.

Per quanto riguarda le attività formative, siete coinvolti in un progetto molto interessante: la scuola diffusa della terra Emilio Sereni. Di cosa si tratta?

La Scuola Diffusa della terra Emilio Sereni è un programma di formazione proposto dall’associazione Terra! e rivolto ai giovani in cerca di occupazione. Ha dato la possibilità ad una quindicina di giovani provenienti da tutta Italia di conoscere tutti gli aspetti riguardanti l’avvio di un’azienda agricola. Alle settimane di formazione teorica e pratica hanno fatto seguito delle borse lavoro di sei mesi, una per ogni azienda. Il primo ciclo di formazione è già terminato e attualmente ci sono tre tirocinanti che stanno svolgendo la loro opera all’interno di tre aziende, una delle quali è la nostra cooperativa.

Qual è la situazione attuale?

Ci troviamo in un momento per certi versi un po’ critico. Attualmente la Regione Lazio sta ragionando in termini di vendita dei terreni agricoli e si pensa di affidare nuovi terreni agricoli senza prima sanare la situazione di quelli già avviati, lasciando quindi indietro i primi affidatari ai quali non viene dato alcun tipo di sostegno.

La vostra cooperativa ha ricevuto premi e riconoscimenti. Quali?

Il nostro impegno per la salvaguardia ed il recupero delle terre pubbliche, per riportare l’agricoltura in città e per dare lavoro ai giovani è stato riconosciuto da diverse sigle. Tra i riconoscimenti ricevuti, i premi internazionali “Real Food Heroes 2013” (Vandana Shiva per Navdanya International) e “Verde Ambiente 2014” (VAS Onlus). Soprattutto ci vengono a trovare da diverse parti del mondo e d’Europa e sono state fatte varie ricerche sulla nostra realtà, come modello di recupero di aree urbane a scopo agricolo.

Il valore del nostro percorso è quindi riconosciuto anche a livello internazionale; ciò che manca è un riconoscimento istituzionale da parte delle amministrazioni locali. Il Comune di Roma e la Regione Lazio sono evidentemente gli unici a non accorgersi del valore di ciò che stiamo realizzando: giovani che non emigrano all’estero e decidono di investire sul paesaggio italiano ripristinando e conferendo valore ad aree abbandonate. Le istituzioni dovrebbero fare a gara per sostenerci e invece possiamo contare solo sulle nostre forze, facendo fatica ma credendo in questo progetto.

Alessandra Profilio