In Sicilia, in uno dei beni confiscati alle mafie, il progetto “Sud Arte & design”, prevede l’avvio di un’attività di produzione artigianale gestita da 20 giovani, inoccupati locali e giovani migranti, con l’obiettivo di creare nuove opportunità, promuovendo la cultura della legalità e dell’integrazione.

A Villarosa (EN), piccolo centro nel cuore della Sicilia centrale, è in corso un progetto che coniuga almeno quattro elementi capaci di generare un reale cambiamento: contrasto alla mafia, lavoro per i giovani, creatività, integrazione. Parliamo di “Sud: Arte & Design”, promosso da un partenariato composto da realtà del Terzo settore e Comune e sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD attraverso la terza edizione del bando Beni Confiscati.

A Villarosa l’associazione Don Bosco 2000, capofila del progetto, gestisce dal 2016 due beni confiscati alla mafia nell’ambito del progetto SPRAR del Comune di Villarosa, per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Attraverso Sud: Arte & Design si sta sperimentando un percorso che unisce idee, lavoro e creatività di giovani inoccupati locali e giovani migranti, per realizzare prodotti che rappresentino la sintesi tra due diverse culture come quella africana e quella europea, facendo sì che la diversità culturale divenga ricchezza e mai un limite. L’idea imprenditoriale prevede la creazione di un “brand” di prodotti di arredo-casa in un processo di mini-filiera economica che va dalla produzione alla vendita dei prodotti su scala nazionale. Il personale di produzione è costituito da 20 giovani, inoccupati villarosani e migranti beneficiari dello SPRAR di Villarosa.

Il progetto, avviato a ottobre 2016, si articola in una serie di azioni. Le attività in corso al momento sono tre: la ristrutturazione dei due beni immobili, per renderli funzionali all’attività di produzione e vendita; lo studio del visual che sintetizza la strategia del progetto e la linea di design da utilizzare; l’analisi di mercato per il posizionamento e la scelta di un portfolio di prodotti.

Si realizzeranno prodotti in diversi materiali, come ad esempio ceramica, stoffa, vetro e legno, caratterizzati da elementi di economia solidale che saranno poi commercializzati da una nuova impresa sociale. La produzione e il decoro saranno realizzati in forma laboratoriale in un Fab Lab, una piccola officina in grado di offrire servizi personalizzati di fabbricazione digitale, dotata di una serie di strumenti computerizzati in grado di realizzare un’ampia gamma di oggetti.

“Ritengo responsabilità collettiva soprattutto la necessità di agire in un orizzonte non di straordinarietà, ma di quotidianità, in cui il bene confiscato non è più soltanto sottrazione di risorse alla criminalità organizzata, ma occasione di sviluppo e di crescita – sottolinea Roberta La Cara, project designer dell’Associazione. E’ questo oggi un patrimonio culturale che non va disperso, ma rafforzato in termini di accoglienza, inclusione, sostegno al lavoro, sviluppo e legalità”.

Claudia Cannatà