Lo scorso 20 febbraio, presso la Camera dei Deputati, è stato proiettato in anteprima assoluta “La Luce dentro”, un documentario di Luciano Toriello, prodotto da Fondazione CON IL SUD e Apulia Film Commission con il Social Film Fund Con il Sud e realizzato con l’Osservatorio Giulia & Rossella di Bari, l’associazione Lavori in corso e la cooperativa sociale Paidos di Foggia.

Il documentario è un intimo ed emozionante racconto sul tema del diritto alla genitorialità vissuto dietro le sbarre. Una delicata riflessione intorno alle esigenze affettive ed educative dei bambini figli di padri detenuti.

In occasione della proiezione, Mario Battista, uno dei protagonisti del racconto realizzato da Toriello, ha voluto ringraziare i promotori dell’iniziativa e le persone presenti in sala con una lettera che pubblichiamo di seguito. Una riflessione quantomai autentica sull’essere genitore in carcere.


Iniziative come questa accendono i riflettori sulla condizione delle famiglie dei carcerati e sono per questo davvero molto importanti.

Durante la carcerazione i comportamenti e le scelte di un padre variano. Un padre detenuto vive un forte senso di inadeguatezza e la paura del fallimento. Un padre sente di stare perdendo gli anni più belli della vita dei propri figli e deve convivere con questo sentimento.

Il padre detenuto è sempre combattuto fra la scelta rigida di non far entrare il figlio nel carcere “per non fargli vedere le divise”, per evitargli il disagio delle lunghe attese prima di poter entrare dove si svolgono i colloqui, per risparmiargli lo spettacolo del genitore carcerato, oppure quella di mentire al figlio e non fargli sapere che sta in carcere.

C’è chi scrive  al figlio che sta lavorando, che sta all’estero, che presto tornerà. “Tanto lui non capirebbe e poi non voglio che sappia, si vergognerebbe a scuola”.

Ma la scelta più corretta, a mio avviso, più consapevole, è quella di parlare chiaro ai propri figli, di raccontare ciò che succede, di affrontare insieme i problemi che il distacco forzato, inevitabilmente porta; dare la possibilità al figlio di capire le ragioni che hanno condotto al reato e ricevere rassicurazione anche solo nel vedere che il proprio padre o la propria madre è vivo.

Questo per cercare di evitare che la detenzione rompa il rapporto genitore-figlio con conseguenze gravi per entrambe le parti. Per evitare il più possibile che i bambini perdano un punto di riferimento importante, una figura affettiva su cui bisogna sempre credere di poter contare, anche se ristretto in carcere.

E’ ciò che ho scelto di fare io: lottare per mantenere solido quel legame che inevitabilmente viene interrotto o limitato dalla detenzione.

Ed è ciò che il nostro ordinamento dovrebbe favorire. Non far vivere al detenuto la carcerazione come una semplice privazione della libertà.

Ho avuto problemi, all’inizio della detenzione, perché non riuscivo a fare i colloqui con la mia famiglia. I miei figli ne hanno risentito sul piano psicologico e sul rendimento scolastico. Ma piano piano, senza scoraggiarmi e lottando giorno per giorno, sono riuscito a limitare i danni ed a recuperare quel legame affettivo che sembrava si stesse spegnendo.

Per questo devo ringraziare i Magistrati di sorveglianza, il personale della polizia penitenziaria, i servizi sociali, la cooperativa Paidos e l’associazione lavori in corso, che hanno sostenuto e sostengono me e tanti altri detenuti e ci consentono di ritrovare il senso di umanità anche dietro le sbarre.

Per questo ringrazio anche chi mi ha dato la possibilità di girare questo docufilm, Luciano Toriello, la Fondazione CON IL SUD e la Fondazione Apulia  film commision, che hanno reso vivo e tangibile allo spettatore, quel senso di umanità che consente a noi detenuti di andare avanti e di rincorrere la prospettiva di una vita nuova.

Quell’umanità che tiene accesa “la luce dentro”.


Il SOCIAL FILM FUND CON IL SUD è una sperimentazione unica nel suo genere. Promossa da Fondazione CON IL SUD e Apulia Film Commission, ha unito Cinema e Terzo settore con l’obiettivo di raccontare il Sud Italia attraverso i fenomeni sociali che lo caratterizzano. In risposta al bando, sono state ricevute cento proposte, da 100 società di produzione cinematografica e 250 organizzazioni non profit meridionali. Sono stati selezionati 10 progetti filmici, le cui produzioni sono iniziate nel 2019. Il primo docufilm prodotto, “Santa Subito” di Alessandro Piva sul fenomeno dello stalking e del femminicidio, è stato il vincitore all’ultima Festa del Cinema di Roma e proiettato nelle sale di oltre trenta città italiane. Il documentario “Madre nostra”, di Lorenzo Scaraggi sul tema dell’agricoltura sociale legato anche a quello dei beni confiscati alle mafie, viene proiettato in decine di incontri sul territorio e in festival internazionali ottenendo già due riconoscimenti a Tokyo e Cipro. Il documentario “La Luce dentro”, di Luciano Toriello sul tema della genitorialità vissuta dietro le sbarre, è il terzo ad aver avviato l’iter promozionale con la proiezione in anteprima assoluta alla Camera dei deputati, avvenuta lo scorso 20 febbraio.

Maggiori informazioni su www.socialfilmfundconilsud.it