Da Palermo parte una mobilitazione delle organizzazioni indipendenti del Terzo settore impegnate in azioni civiche per il cambiamento sociale. Le associazioni lanciano un appello alle Fondazioni e al Ministro per il Sud: essere parte attiva di un ripensamento complessivo del sistema di welfare meridionale. Scarica l’appello completo qui.

“Siamo abituati a essere parte proattiva del cambiamento e vogliamo esserlo anche in una fase cruciale  in cui nessuna delle nostre organizzazioni intende interpretare il semplice ruolo di beneficiario di risorse ma ambisce, piuttosto, ad essere attore protagonista del processo rifondativo in atto.”

Si definiscono così: “Il terzo settore è un mondo variegato, quello che noi rappresentiamo non fa filantropia e non fa beneficenza, compie azioni civiche, sostiene l’agire collettivo dal basso e ha come missione il cambiamento sociale e non la mera dimensione assistenziale”.

A parlare sono 30 associazioni palermitane ma l’appello è stato già condiviso da decine e decine di altre in tutto il sud. Associazioni, piccole cooperative e imprese sociali diffuse su tutto il territorio delle regioni meridionali dove l’inefficienza del welfare statale è troppo spesso la regola e il terzo settore si ritrova a fare il lavoro di base in regime di scarsità di risorse. Un terzo settore che sostiene lo sviluppo delle comunità, l’agire collettivo dal basso, cuce legami sociali, difende diritti di cittadinanza, contrasta la criminalità organizzata, contrasta la povertà materiale ed educativa e che ora chiede di prendere parola ed essere direttamente coinvolto nei processi decisionali.

I momenti di crisi come quello che stiamo vivendo – dicono i promotori palermitani – sono opportunità
per cambiare radicalmente un sistema che già sapevamo fragile. L’emergenza ha solo accelerato l’innesco di un cortocircuito preparato dalle politiche degli ultimi anni: ora è necessario attivarsi sia per superare l’emergenza sia per preparare il futuro prossimo.

Le risorse che in questi giorni di pandemia, fondazioni e grandi aziende hanno stanziato a favore di strutture sanitarie e terzo settore porta con se l’ennesima sproporzione di economie assegnate con percentuali che viaggiano intorno al 95% per il nord e 5% per il sud, così come è possibile dedurre dai dati raccolti dal sito italianonprofit.it/aiuti-coronavirus/.

Partendo dall’appoggio alla proposta del Presidente della Fondazione CON IL SUD Carlo Borgomeo
e dalle sollecitazioni di Carola Carazzone, segretaria generale di Assifero, le organizzazioni chiedono alle fondazioni e al Ministro per il Sud di poter essere parte attiva di un ripensamento complessivo del sistema di welfare meridionale e lanciano come primo input tre proposte che riguardano, l’accesso al credito, il sistema erogativo delle fondazioni e la sussidiarietà con gli enti locali.

Il prossimo passo sarà aprire uno spazio di discussione pubblico di quel terzo settore fatto da realtà medio-piccole, composte da under 45, radicate nei territori e che fanno lavoro di prossimità ed empowerment di comunità. Uno spazio dove raccogliere proposte operative, riflessioni e strumenti per il cambiamento, altrimenti da questa crisi pandemica non si uscirà.

Per dispiegare un’efficace azione di contrasto all’impoverimento di molti e al conseguente imbarbarimento delle relazioni sociali, saranno necessarie ingenti risorse economiche; ma senza il coinvolgimento attivo delle competenze, delle esperienze e delle reti territoriali proprie del Terzo Settore, ogni ipotesi di intervento risulterà, nel migliore dei casi, poco efficace se non fallimentare.

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