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Daniele Mencarelli: “Il dolore dei detenuti dimenticato dalla società”

#Commenti - 27 Settembre 2022

“I detenuti mi hanno raccontato le loro difficoltà nel vivere la pena come possibilità di espiazione della propria colpa, per poi rientrare nel mondo del lavoro, nella società. Il nostro Paese su questo è ancora molto indietro”. Ce ne parla lo scrittore Daniele Mencarelli, che ha incontrato i detenuti della casa circondariale “Panzera” di Reggio Calabria per “Adotta uno scrittore”, il progetto del Salone del libro di Torino, sostenuto dall’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte in collaborazione con la Fondazione CON IL SUD.

Mencarelli nei suoi libri ha indagato a fondo l’animo umano, raccontando il suo personale percorso di sofferenza e redenzione. In carcere ha presentato il suo ultimo libro “Sempre tornare”, che completa la trilogia autobiografica dopo “La casa degli sguardi” e “Tutto chiede salvezza”. Nei tre libri l’autore romano ha raccontato momenti della sua vita che hanno contribuito alla sua formazione e crescita, tra il riconoscimento del dolore, la ricerca di un equilibrio e l’accettazione di sé. 

Ne “La casa degli sguardi” Mencarelli ha raccontato la sua esperienza lavorativa all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, svolta in un momento di profonda crisi personale. In questa “casa” speciale, abitata dai bambini segnati dalla malattia, è riuscito a trovare la forza di riprendere in mano la sua vita e costruire qualcosa, affrontando la sofferenza per uscirne con nuove consapevolezze. Nel successivo “Tutto chiede salvezza”, vincitore del Premio Strega Giovani nel 2020, l’autore ha parlato del trattamento sanitario obbligatorio a cui è stato sottoposto a 20 anni in seguito a una violenta esplosione di rabbia. Durante la settimana trascorsa in un reparto di psichiatria insieme ad altri cinque uomini, ha sentito nascere nei loro confronti, giorno dopo giorno, un profondo senso di fratellanza e un bisogno reciproco di sostegno. 

“Sempre tornare” completa il ciclo raccontando di un Daniele adolescente, ma con uno sguardo sulle cose e sulle persone molto più profondo di quanto ci si possa aspettare da un ragazzo. La capacità di capire gli altri, di immergersi nei loro racconti, di sentire sulla propria pelle le emozioni e la sofferenza che provano è venuta fuori anche nell’incontro con i detenuti di Reggio Calabria. “Un incontro – spiega – che ha fatto percepire soprattutto a me quanto sia grande l’umanità, quanto sia toccata, sfiorata, colpita da mille temi che tendenzialmente si tendono a dimenticare: il tema del dolore, della libertà, della pena”. 

 

Servizio a cura di Rosa Cambara