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Kento: il rap per dare voce ai ragazzi nelle carceri

#Nuove tendenze - 19 Luglio 2021

“Se potessi fare una foto in questo momento e cancellare dal JPEG le grate alle finestre, l’illusione sarebbe praticamente perfetta. Un gruppo di giovani alunni si prepara diligentemente al proprio futuro”.

Le parole che aprono il video sono un estratto di “Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile” (edizioni Minimum Fax, 2021), il libro in cui, con gli strumenti della narrativa, il rapper di Reggio Calabria Francesco “Kento” Carlo racconta i suoi laboratori di rap in carcere.
Da un lato ci sono i ragazzi, giovani detenuti che, attraverso strofe, ritornelli e punch line, imparano a incanalare la rabbia e la frustrazione, dall’altro c’è il sistema delle carceri minorili che Kento racconta dal suo punto di osservazione. “La differenza tra i vari istituti penali per minori – ha detto a CON Magazine – la fanno i professionisti, gli adulti capaci di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di fare più di quanto previsto dal loro lavoro”.
La sua “arma straordinaria”, invece, è il rap, “uno strumento vicino ai ragazzi e alla loro quotidianità, uno strumento democratico, perché per usarlo – ci dice – non serve addirittura nemmeno saper scrivere, basta avere un cervello e una bocca che funzionano”.
E poi c’è l’amore, un sentimento con il quale negli istituti penitenziari Kento è spesso chiamato a misurarsi proprio tramite “il ragazzo che si dà più l’aria da criminale” in una serie di episodi che ricorda con tenerezza, ma che costituiscono anche momenti preziosi per scardinare la diffidenza e lavorare bene.
Kento ha partecipato anche all’ultima edizione di “Adotta uno scrittore”, un’iniziativa del Salone Internazionale del Libro di Torino, sostenuta dall’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte in collaborazione con la Fondazione CON IL SUD.

Servizio a cura di Claudia Cannatà
Le immagini che aprono il video sono tratte dal book trailer di “Barre” (edizioni Minimum Fax, 2021)