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“Oltre qualsiasi corpo esiste un cuore, un’emozione, una personalità”

#Commenti - 8 Luglio 2021

Accettare il proprio corpo che cambia velocemente e imparare ad amarsi nonostante i piccoli difetti: è uno dei passaggi più difficili dell’adolescenza, reso ancora più complesso dall’esposizione continua alle immagini di corpi patinati, diffuse dai social network e dalla tv. Ne parla Fulvia Degl’Innocenti, scrittrice per ragazzi e giornalista, a partire da un racconto del contest “Io come Dante” e dalla sua esperienza personale, che ha ispirato il libro “Un cuore nel gesso”.

Crescere significa fare i conti con il corpo che cambia – spiega Fulvia Degl’Innocenti – Ci si guarda allo specchio e ci si vede improvvisamente troppo grassi o troppo magri, la pelle si ricopre di brufoli o di peli, l’andatura si fa goffa, soprattutto se abbiamo preso tanti centimetri tutti d’un colpo. Il problema diventa gigante, soprattutto se ci si confronta con tutti i modelli di corpi perfetti, statuari che ci rimandano il web e la televisione”.

Di queste difficoltà scrive anche Giada, 15 anni: “Oggi è l’ennesima giornata in cui tutto va storto. Mi guardo allo specchio e non mi piaccio. Mi vedo brutta, grossa, le gambe, le cosce, le braccia, tutto troppo. Poi mi guardo attorno e vedo che a tutti va bene. Sanno già cosa faranno in futuro. È come se tutti fossero soddisfatti di ciò che sono senza nessun problema. Tutti sicuri di loro stessi come se potessero mangiare il mondo. E poi ci sono, io che non riesco a farne una giusta, mi guardo allo specchio e vedo soltanto un’enorme insicurezza, chissà cosa pensano le persone di me”.

Il racconto completo di Giada è disponibile sul blog “Io come Dante”.

“Anch’io da adolescente – continua Fulvia Degl’Innocenti – ho fatto i conti con questi problemi di relazione con il corpo. Il mio primo diario inizia proprio con una considerazione drammatica sulle mie cosce che vedevo troppo grosse. E poi ho avuto a che fare con un problema un po’ più oggettivo, nel senso che il mio corpo è cambiato tantissimo perché la mia schiena si è piegata, mi è venuta una grave forma di scoliosi e sono stata costretta a indossare un corsetto ortopedico che all’epoca era veramente ingombrante. E allora sì che non riuscivo più ad accettarmi e a presentarmi al mondo così, fasciata da questo scafandro, come lo chiamavo io”.

Da una sofferenza interiore spesso nasce la scrittura, anche a distanza di anni, per raccontare a ragazze e ragazzi l’importanza di accettarci così come siamo, perché l’amore per se stessi nasce dall’interiorità. “Nel libro Un cuore nel gesso – spiega Fulvia Degl’Innocenti – parlo di una ragazza che vive la stessa esperienza che ho vissuto io, cioè deve indossare un corsetto ortopedico. Questo è una metafora di tutti i cambiamenti che, in misura maggiore o minore, ogni adolescente si trova ad affrontare e che, con la metafora di questo contest, possiamo paragonare davvero a una selva oscura. Nella storia, questa ragazza ha delle grandi difficoltà all’inizio, soprattutto pensa che il suo corpo non la faccia riconoscere come persona amata, desiderabile dagli amici, dai ragazzi verso cui prova un sentimento”.

“La strada – conclude la scrittrice – è proprio quella di andare al di là dell’immagine che può essere deformata anche dalle nostre lenti, che ci fanno vedere un po’ come nei negli specchi dei luna park, deformi, quando in realtà non lo siamo, e andare dentro di noi a riscoprire quello che davvero siamo, al di là della nostra apparenza. E quando ci accettiamo, anche gli altri ci guarderanno al di là di quelli che possono essere i nostri difetti. Quindi, dietro a un gesso esiste sempre un cuore, cioè un’emozione, una personalità, un’identità che trionfa di fronte a qualsiasi caratteristica del nostro involucro”.

Servizio a cura di Rosa Cambara