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Viola Ardone: “La pandemia ha evidenziato le disparità nella scuola”

#Commenti - 24 Agosto 2021

“L’esperienza del lockdown è stata particolarmente dolorosa per i nostri bambini e ragazzi e ha messo in evidenza una serie di disparità nelle opportunità e nelle possibilità che ancora esistono tra le diverse aree del Paese, in particolare tra il Nord e il Sud”. È il commento di Viola Ardone, scrittrice e insegnante, in virtù della sua esperienza a scuola in una delle regioni, la Campania, in cui la povertà educativa è aumentata maggiormente.

Secondo l’ultimo rapporto Invalsi, nel 2020 gli studenti campani sono ultimi in Italia in italiano e matematica: il 64% al termine delle superiori non raggiunge il punteggio minimo di competenze in italiano, mentre il 73% quello di matematica. In Campania, inoltre, la percentuale di neet, i giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, già prima della pandemia raggiungeva il 27,3%. A Napoli, nei quartieri Ponticelli, Scampia e San Giovanni a Teduccio, la quota supera il 30% (elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat). Anche la dispersione scolastica superava la media nazionale già nel 2019 (17,3% contro il 13,5%), ma secondo le stime, in seguito alla pandemia e alla difficoltà di seguire le lezioni a distanza, la dispersione, esplicita e implicita, è destinata a crescere.

Insegno in un liceo scientifico in provincia di Napoli e i miei alunni hanno sofferto particolarmente dell’estrema discontinuità della scuola in presenza rispetto ad altri coetanei di altre regioni in Italia – spiega Viola Ardone – Questo perché la pandemia è stata un po’ una cartina di tornasole che ha messo in rilievo delle differenze che già prima esistevano, ma che sono diventate più evidenti, per quanto riguarda il sistema scolastico, la capienza delle aule, i servizi, i trasporti, il sistema sanitario”.

Del divario Nord-Sud, ma ai tempi del dopoguerra, parla il suo libro “Il treno dei bambini”, che racconta la storia poco conosciuta di migliaia di bambini meridionali che, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, su iniziativa del Partito Comunista, vennero strappati alla miseria e affidati alle famiglie del Nord e del Centro che offrivano loro accoglienza, nutrimento e la possibilità di frequentare la scuola.

“Il protagonista del mio libro – racconta la scrittrice – si chiama Amerigo Speranza, ha 7 anni, parte dai Quartieri Spagnoli di Napoli e viene accolto da una famiglia di Modena che gli fa un dono: gli regala un violino. E per Amerigo la scoperta della musica significa una forma di salvezza, è un regalo che cambierà tutta la sua vita, lo tirerà fuori da un destino già segnato”.

Viola Ardone ha ritrovato questa dimensione salvifica della musica nel racconto di Valentina, una ragazza di 14 anni che ha partecipato al contest “Io come Dante”. “Durante l’estate – scrive Valentina – pensai solo a quanto tutti si stessero divertendo, mentre io ero al buio in un girone, ormai nel mezzo del mio inferno […]. Fino a quando non trovai la mia guida in un cassetto che continuava ad accompagnarmi nel mio cammino, ma senza averlo mai osservato veramente. Lo aprii e trovai delle semplici cuffiette che mi riportarono a tutto ciò che riesce a trasportarmi nella vita reale, nei miei sentimenti: la musica. La musica fu il mio Virgilio che, dopo aver esplorato sufficientemente l’inferno, capì che volevo risalire, e così accadde”.

Qui il racconto completo.

“Io penso che la musica possa essere veramente uno strumento salvifico, così come l’arte, il teatro, lo sport – conclude Viola Ardone – È quindi indispensabile che la scuola soprattutto si occupi di fornire cibo per queste giovani menti affamate”.

Servizio a cura di Rosa Cambara